chiostro romanico

Del Chiostro romanico della Cattedrale (accessibile dalla Sala del Seicento) resta il solo lato orientale, esempio unico in area fiorentina di chiostro a incrostazione marmorea (alcune somiglianze si scorgono nei resti dell’abbazia senese di S. Mustiola a Torri, precedenti al 1189). Era stato realizzato intorno al 1165 sui lati del cortile racchiuso tra la Cattedrale e il Palazzo dei canonici, intorno al quale si articola oggi il museo. Nel prato davanti al chiostrino sono collocate una installazione di Robert Morris (Quattro per Donatello, 2001), dono di Giuliano e Pina Gori, e una di Giuliano Giuman (Trio, 1998), dono dell’artista.

Chiostro romanico della Cattedrale

Chiostro romanico della Cattedrale (1165 circa).

Le undici arcatelle leggermente rialzate, profilate in serpentino, si raccordano tramite “stampelle” di gusto lombardo alle esili colonnine in marmo bianco e a quelle in serpentino verde, di forme più robuste (di lato al varco centrale e agli estremi del loggiato). Le colonne poggiano su un basamento ornato da un motivo a losanghe in serpentino e marmo bianco. Dalla cultura fiorentina derivano l’uso del marmo verde a sottolineare la parte strutturale (archetti e cornici), le fini tarsie nei pennacchi degli archi, e il linguaggio classicheggiante dei capitelli fogliati delle colonne minori. Invece i tre fantasiosi capitelli zoomorfi presso il varco centrale (in buona parte di ripristino), sono attribuiti all’interessante Maestro di Cabestany, nel Rossiglione (in Toscana restano sue opere a Sant’Antimo e San Casciano Val di Pesa). Il capitello corinzio in marmo bianco sulla colonna angolare di sinistra П romano, di epoca imperiale, mentre quello simile, all’opposto, П del XII secolo. Il secondo ordine del chiostro, su pilastrini ottagonali con capitelli a foglia d’acqua, fu realizzato nel 1428 in sostituzione di quello romanico.

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