SCULTORE TOSCANO, Testa di Cristo (1220-30)
All’interno del ricco fregio variopinto opera di Matteo Torelli, l’allievo e collaboratore di Lorenzo Monaco che eseguì la parte decorativa del corale, è il grande riquadro con Santo Stefano in trono, eseguito, come le altre miniature figurate (tra queste una notevole Natività), da Rossello Franchi, artista che si accostò allo Stile Internazionale, e fu capo di una fiorente bottega a Firenze.La scena mostra richiami a Gherardo Starnina e Lorenzo Monaco nella grafica eleganza e nella raffinatezza cromatica, ma risente anche del plasticismo del Ghiberti nella figura centrale. Sotto il riquadro è riccamente miniato dal Torelli l’Etenim, inizio dell’antifona per la festa di santo Stefano, patrono di Prato, mentre nel fregio sottostante il Franchi dipinse il profeta Zaccaria (che – come Stefano – fu lapidato).
PITTORE FIORENTINO DI AMBITO ORCAGNESCO, Madonna col Bambino (1365 ca)
La piccola tavola proviene da San Paolo a Carteano, e presenta una raffinata composizione, equilibrata e sintetica, con un’attenta descrizione dei preziosi tessuti e figure morbidamente tornite dal fuso chiaroscuro: la Vergine, che ricambia serenamente lo sguardo di chi la osserva, e il Figlio, che gioca con un cardellino, richiamo alla Passione (la tradizione vuole che si fosse macchiato di sangue togliendo una spina della corona che trafiggeva Cristo crocifisso). L’inconsueto fondo scuro deriva dall’uso di una doratura a mecca su lamina d’argento – che si è poi ossidata – al posto della più costosa foglia d’oro. Accostato al Maestro di San Lucchese, per altri opera di artista pistoiese, il dipinto mostra richiami a Maso di Banco e alle opere migliori di Iacopo di Cione.
LORENZO Di NICCOLÒ (Firenze, 1342-1411), Annunciazione (1410 ca)
Il dipinto a tempera su tavola fu commissionato dal notaio Antonio de’ Toffi per un altare di San Lorenzo a Pizzidimonte, come indica l’iscrizione. L’opera appartiene alla fase più tarda dell’artista, per l’allungamento delle figure e la resa di volumi e panneggi, che aggiornano il fondamento neogiottesco (derivato all’artista dal suo maestro, Niccolò Gerini) del dipinto. Nella sintetica composizione, caratterizzata dal colore terso e brillante, la vicenda è narrata dal colloquio di sguardi tra le figure. L’angelo – luminoso nella veste rosata e nelle ali multicolori – sostiene il ramo di gigli (simbolo dell’amore puro) ed è inginocchiato all’esterno della semplice casa; la Madonna, sorpresa dall’annuncio, ha aperta davanti al grembo la pagina della bibbia con la profezia di Isaia (7, 14), sulla vergine che concepirà e partorirà l’Emanuele (Dio con noi). Verso di lei scende la colomba, simbolo dello Spirito Santo, scaturita dalla mano destra di Dio (segno della sua potenza creatrice e del suo amore).