DONATELLO (Donato de’ Bardi, Firenze, 1386-1466), MICHELOZZO DI BARTOLOMEO (Firenze, 1396-1472) e collaboratori, Parapetto del Pulpito esterno della Cattedrale (1434-1438).
Il parapetto, formato da rilievi in marmo bianco di Seravezza con fondo a mosaico in maiolica, ripropone le forme di un tempietto circolare retto da coppie di pilastrini: tra questi si intreccia con carica incontenibile la danza – una complessa “farandola” – di sette gruppi di angeli, ispirati ai putti-genietti dei sepolcri romani (certo studiati dall’artista anche nel soggiorno romano del 1432-33). La gioia degli angioletti si manifesta nella libertà dei gesti dal ritmo incalzante, resi pittoricamente grazie allo “stiacciato”, ai complessi scorci prospettici e al vibrare del mosaico dei fondi. La felicità inventiva del disegno, di assoluta libertà creativa, è da attribuire totalmente a Donatello, anche se l’esecuzione è condotta a più mani nella sua bottega. I rilievi vennero tolti dall’esterno nel 1970 per le preoccupanti condizioni, e collocati nel Museo (1976). Tra il 1990 e il 1999 il laborioso restauro con laser a infrarossi, curato dall’Opificio delle Pietre Dure, ha reso leggibilità e unità al complesso, riscoprendo in molte zone una calda patina rosata di ossalato di calcio.
MASO DI BARTOLOMEO (Pergine Valdarno, 1406- Dubrovnik, 1456), Capsella della sacra Cintola (1446-47).
Vero capolavoro, non solo a livello di oreficeria, è la piccola Capsella che contenne la reliquia della sacra Cintola mariana, opera dell’abilissimo scultore e fonditore Maso di Bartolomeo, collaboratore di Donatello. Il prezioso scrigno si caratterizza per la precocissima assenza di elementi gotici e per il respiro monumentale, nonostante le dimensioni contenute, ed П realizzato in rame dorato, osso e corno, che generano un raffinato effetto cromatico. L’esterno del reliquiario rielabora motivi donatelliani, presentando una danza di putti tra le colonne di un tempietto rinascimentale, coronato da robuste volute di gusto brunelleschiano. L’interno, rivestito da un rarissimo lampasso del tardo Quattrocento, richiama Donatello nell’elegante corona alata, con un’iscrizione che invoca la protezione della Vergine sui pratesi, custodi della sua Cintura.
FRANCESCO DI SIMONE FERRUCCI (Fiesole, 1437- Firenze, 1493), Gesù bambino coi simboli della Passione (1486-87)
L’accattivante statuetta in marmo bianco si ispira a quella scolpita da Desiderio da Settignano per l’altare del SS. Sacramento in San Lorenzo a Firenze, accentuando però il realismo del puttino, con addome prominente e spalle strette, rispetto alle forme più classiche del celebre modello. La statuetta costituiva il coronamento del ciborio del Duomo di Prato, commissionato all’eclettico artista, collaboratore del Verrocchio, dal proposto Carlo de’Medici, e risulta presente in vari disegni del Ferrucci, forse riferibili all’opera pratese. Sono invece parti del coro realizzato dallo stesso scultore per il Duomo di Prato nel 1474-1476 alcuni rilievi frammentari – due Cherubini e una candelabra – collocati accanto al Gesù Bambino. Richiami a Desiderio da Settignano, ma soprattutto a Nanni di Bartolo, si rintracciano anche in un interessante Busto di San Lorenzo – in terracotta un tempo policromata – modellato a metà Quattrocento da un artista di formazione donatelliana.