sala della pittura del ‘400

La sala della Pittura del Quattrocento è un ambiente di struttura medievale (la parete nord, anche nella sala successiva, costituisce un tratto delle mura urbane del XII secolo), coperto da volta quattrocentesca, e presenta dipinti rinascimentali, opera di importanti artisti fiorentini.

PAOLO UCCELLO (Paolo di Dono, Firenze 1397- 1475), Beato Iacopo da Todi (1436)

PAOLO UCCELLO (Paolo di Dono, Firenze 1397- 1475), Beato Iacopo da Todi (1436)

L’affresco fu riscoperto e staccato nel 1871 dalla parete di fondo della Cappella dell’Assunta in Cattedrale, uno dei più importanti cicli pittorici del primo Rinascimento, affrescata da Paolo Uccello agli inizi del 1436 e completata da Andrea di Giusto. Rispetto alle fiabesche e colorate scene principali della cappella, la figura di Jacopone appare più rigorosa e sintetica, quasi astratta sul fondo rosso della finta nicchia rinascimentale, mostrata di scorcio. La parte inferiore del beato è vista di sotto in su (per ricreare un effetto coerente con la posizione nella cappella), mentre il busto è presentato frontalmente, come il volto, sofferente ma dignitoso e intenso. L’ascetica figura, per la spiritualità e le travagliate vicende vissute, richiama probabilmente Bernardino da Siena (la cui predicazione a Prato aveva suscitato larghi consensi) e quasi certamente lo stesso committente degli affreschi, Michele Marcovaldi.

FILIPPO LIPPI (Firenze 1406- Spoleto1469), Esequie di san Girolamo (1455 ca.)

FILIPPO LIPPI (Firenze 1406- Spoleto1469), Esequie di san Girolamo (1455 ca.)

La lunga presenza di Filippo Lippi e della sua bottega a Prato, dal 1452 al 1466, per gli affreschi nella cappella maggiore del Duomo, segna il momento più fecondo e originale della pittura nel nostro territorio. Tra le numerose pale dipinte in quegli anni, vero capolavoro sono le Esequie di san Girolamo, commissionate dall’anziano proposto Geminiano Inghirami. Se nel rutilante coronamento della tavola (con la Trinità e scene della vita del santo) si evidenzia l’intervento della bottega dell’artista, eccezionale П la zona inferiore, per la sensibile resa delle reazioni emotive dei personaggi e per le forme morbide, intessute di luce: l’Inghirami, in vesti dal ricco panneggio, assiste alla scena in devoto silenzio, affiancato dal vitale storpio sanato (esempio tipico dell’umanità viva e pulsante spesso ritratta dal Lippi). Nei frati che fanno corona alla salma di Girolamo la coinvolgente resa delle diverse gradazioni del dolore si accorda al modularsi, ugualmente sensibile, dei variati toni di grigio nelle morbide tonache.

MAESTRO DELLA NATIVITÀ DI CASTELLO (Firenze, XV secolo), Madonna col Bambino in trono tra i santi Giusto e Clemente (1449)

MAESTRO DELLA NATIVITÀ DI CASTELLO (Firenze, XV secolo), Madonna col Bambino in trono tra i santi Giusto e Clemente (1449)

Precedente di alcuni anni alla presenza pratese del Lippi è la bellissima pala con la Madonna e il Bambino in trono tra i santi Giusto e Clemente (1449), dipinta per la chiesetta di Faltugnano – a testimonianza di un’aggiornata cultura anche in zone marginali del territorio – dal cosiddetto “Maestro della Natività di Castello”, che era stato stretto collaboratore di Filippo Lippi. L’opera si caratterizza per l’interessante spazio ricreato dal trono architettonico classicheggiante (sorretto da angelitelamoni ispirati alla scultura di Donatello e Luca Della Robbia) nel quale si inseriscono le figure, dal colore denso e smaltato che richiama all’Angelico e alla pittura fiamminga. Il san Clemente è un probabile ritratto del rettore della chiesa.

PAOLO DI MARIOTTO DA GAMBASSI (Firenze, XV-XVI secolo), Annunciazione (1509)

PAOLO DI MARIOTTO DA GAMBASSI (Firenze, XV-XVI secolo), Annunciazione (1509)

La scena costituiva il registro superiore di una vetrata eseguita per il transetto della Cattedrale da Paolo di Mariotto da Gambassi, frate dei Gesuati di S. Giusto alle Mura di Firenze (importante centro di produzione di vetrate in periodo rinascimentale). Il piacevole disegno dell’Annunciazione mostra spunti del Lippi e del Ghirlandaio, con esiti vicini al cosiddetto Maestro della Natività Johnson. La cuspide fu molto trasformata tra Otto e Novecento.

BOTTICELLI (Alessandro Filipepi, Firenze 1445-1510), Crocifisso (1495-1500)

BOTTICELLI (Alessandro Filipepi, Firenze 1445-1510), Crocifisso (1495-1500)

L’interessante Crocifisso è dipinto sulle due facce di una tavola sagomata, a suggerire un’immagine tridimensionale, secondo un sistema assai diffuso dal XIV agli inizi del XV secolo, ma utilizzato anche a fine Quattrocento (esempi simili nell’Ospedale di S. Maria Nuova a Firenze e nell’Art Museum di Portland). Il luminoso Crocifisso pratese, dalle proporzioni allungate, mostra un’alta qualità nella resa anatomica e nel fuso chiaroscuro, e riporta alla tarda attività del Botticelli. Nell’elegante figura la sofferenza della morte appare superata, e gli elementi drammatici si attenuano in una contemplazione rasserenata ma coinvolgente, che richiama al clima savonaroliano. Allo stesso ambito riporta anche il luogo di provenienza del dipinto, il monastero di San Vincenzo, nel quale fu forte il culto per il Savonarola, perpetuato da santa Caterina de’Ricci per tutto il XVI secolo.

tondo con la Natività

ALTRI AUTORI

Dello stesso ambito botticelliano è anche un tondo con la Natività, esposto nella sala insieme a una Trinità (1440 circa) attribuita a Andrea di Giusto , a una bella tavola centinata con Santa Lucia (1480 circa), con richiami a Botticini e Ghirlandaio, a un frammento di pala coi Santi Nicola e Giusto (1460 circa) di Domenico di Michelino, a una Annunciazione di scuola lippesca e ad una Madonna col Bambino tra i santi Michele e Pietro martire (Benedetto di Paris, 1510 circa). Nella sala è esposta anche una grande pala del veronese Sebastiano Vini, con l’Immacolata (1567), opera raffinata, con figure allungate, immerse in una luce chiara e affocata.

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